Diario di un pellegrino

Cari amici, sono rientrato da poco dall'ultima missione in Terra Santa, Israele e Palestina, ed ho alcune notizie ed aggiornamenti da sottoporvi, notizie belle e meno belle.
Ripercorrere le strade di Galilea, Samaria , Giudea, é sempre un'emozione nuova ed una scoperta ed approfondimento delle nostre radici cristiane. Camminare dove Nostro Signore, la Madonna, gli Apostoli, i Profeti, i Patriarchi ed uno stuolo di eroici martiri e santi hanno posto i loro piedi e versato il loro sangue é un'esperienza alla quale non ci si assuefa mai.

Un Pellegrinaggio in Terra Santa é un po' come fare una sessione di esercizi spirituali: se si affronta questa prova con lo spirito giusto, di chi desidera ardentemente mondare la propria anima dalle impuritá e devianze, ed accrescere la fede e l'amore per Nostro Signore e la Sua Santa Chiesa, avendo la fortuna di godere dell'assistenza di un buona guida spirituale, allora ci si accorgerá che i frutti della conversione e le grazie che ne scaturiranno saranno tangibili e inconfondibili.


Esattamente come per gli esercizi ignaziani peró non basterá aver compiuto bene il proprio combattimento spirituale e le proprie meditazioni, ma si dovranno applicare tutti quei proponimenti e quelle risoluzioni ritenute idonne, dopo aver preso consiglio da un buon sacerdote che ben ci conosca, al bene delle nostre anime e di quelle del nostro prossimo.


Come dopo la Santa Messa, dopo aver ricevuto Gesú Eucaristia, non Lo lasciamo solo nel tabernacolo ma Lo portiamo con noi nel mondo per testimoniarne la presenza.


Nello spazio di poche settimane e grazie allo slancio generoso di molti di voi ero riuscito a raccogliere 540 euro, ai quali si erano aggiunti, nelle ultime ore prima della mia partenza per Tel Aviv, altri 50 euro provenienti dai benefattori J. & A.K., per un totale raccolto quindi di 590 euro.


Consultandomi durante il viaggio con Padre Pio D'Andola, Commissario per la Custodia di Terra Santa per Puglia e Molise nonché mio fidato consigliere...ad ampio raggio...fu deciso di destinare questa modesta seppur importante somma per finanziare due tra le varie opere che necessitano supporto da parte dei cristiani nel mondo: l'iscrizione e l'assistenza di un bambino/a di famiglia povera alla Terra Santa School di Acri, eroicamente gestita e diretta da Padre Quirico Calella OFM, e l'adozione, senza vincoli giuridici, di un bambino/a di famiglia disagiata in Betlemme, con impegno d'assistenza diretta alla sua famiglia da parte del frate responsabile per le adozioni, residente presso Basilica della Nativitá.Due bambini arabi palestinesi e le loro famiglie godranno di un po' piú di serenitá quest'anno grazie agli sforzi ed al buon cuore di voi tutti. Per essere solo l'inizio di questa Crociata Spirituale, proposta ed iniziata poco dopo il Natale 2005, possiamo essere soddisfatti e pensare ad una progettualitá e realizzazione di un'azione a lungo termine e con piú obiettivi da raggiungere. L'Ospedale per bambini di Betlemme, Ambulatori vari, Case di Riposo, Dispensari, necessitano di continua assistenza e risorse. Faremo tutto quello che sará possibile fare in base alle nostre forze, alla nostra fede, alle nostre preghiere, alla Provvidenza divina.

Arabi

Avrei, come ognuno di voi d’altronde, potuto portare avanti tale impresa da solo e senza infastidire nessuno, ma é invece nella comunione d'intenti, di sforzi, di preghiera, che tutti riusciamo ad essere piú partecipi e consapevoli delle sofferenze e delle miserie del nostro prossimo, in special modo i cristiani ed i cattolici della Terra Santa, ma non solo loro, ed in modo ancor piú particolare dei bambini, di tutti i bambini.


Dal profondo del cuore di ognuno di loro ho ricevuto, attraverso i loro sorrisi, un semplice, grande, "grazie", che a voi trasmetto. Quanto prima dovrei anche ricevere le schede anagrafiche dei bambini/e con le foto e brevi informazioni sulle loro storie. Ve ne renderó quindi partecipi, affinché possiate considerarli ed amarli, nel vostro intimo, come fossero vostri veri figli o fratelli. Sono sicuro che insieme potremo continuare, anno dopo anno, ad assisterli nella loro crescita ed educazione scolastica cattolica, e magari, chissá, aiutare anche qualche altro loro fratellino e amico.


Sono centinaia e centinaia le famiglie a rischio esodo dai territori, sia sotto amministrazione palestinese che israeliana. Non a caso in Terra Santa i francescani della Custodia hanno creato "l'Opera delle case e degli affitti", con lo scopo di consolidare le comunitá cristiane piú povere ed impedirne l'esodo, cui costringe in maniera crescente la situazione politica della Palestina e soprattutto di Gerusalemme, Betlemme e di altre enclavi palestinesi.


Apprendo da fonti francescane che solo a Gerusalemme gli alloggi per i quali gli inquilini cristiani non pagano affitto, o corrispondono cifre simboliche, sono oltre 400.


Iniziative analoghe di edilizia in favore specialmente di giovani coppie cristiane sono in atto a Nazareth, Betfage, Betania, Betanina, Acri. Perché senza la presenza dei cristiani, le pietre vive, i Luoghi Santi diverrebbero dei musei o semplici siti archeologici. E non si puó permettere che ció accada, proprio nella terra dove affondano le nostre radici di fede.

Desidererei peró dedicare poche righe per illustrare l'opera della Scuola cattolica di Terra Santa in Acri, di cui il Padre Quirico Calella OFM é abile direttore didattico e spirituale, forgiato in decenni di esperienza lavorativa e di apostolato nei Luoghi Santi, e passato miracolosamente indenne nel tempo attraverso peripezie ed avventure degne di un vero crociato per la fede.


Acri (Akko) é un antichissimo porto di Cananea, denominato dai romani Tolemaide. I Cavalieri Crociati ne fecero una roccaforte, costruendo robustissime mura di cinzione sin a strapiombo sul mare e trasformando il sicuro approdo per le navi delle Repubbliche Marinare in un bastione sicuro. Fu capitale del Regno Crociato dopo la caduta di Gerusalemme ed ultima postazione cristiana a capitolare. Continuó ad essere successivamente un porto ottomano imprendibile, riuscendo persino a far fronte con successo all'assedio di Napoleone nel 1799. Sino al 2002 Acri contava circa 43.000 abitanti, suddivisi in 30.000 ebrei, 11.500 musulmani, 1500 cristiani.


Acri é cara ai cuori francescani, e della cattolicitá in generale, perché qui sbarcó San Francesco, incoraggiando negli anni i fraticelli di fronte alle difficoltá e ai pericoli. Anche il Sultano Malek-el Kamel dovette prestare ascolto alle sue ragioni di fede e concedere a lui e confratelli lasciapassare per i territori sottomessi alla mezzaluna. Tuttavia nel 1291, con il crollo del Regno Latino di Gerusalemme e l'invasione dei Mammelucchi, la cittá crociata di San Giovanni d'Acri venne rasa a suolo, e 14 frati francescani martririzzati insieme a 60 Clarisse.


Fu solo nel 1620, su concessione dell'emiro druso Fakhr ed-Din e per l'intercessione avveduta e competente del Custode, di beata memoria, Padre Tommaso Obicini, che la presenza francescana torna in pianta stabile ad Acri. Qui occupano il Khan el-Franj (caravanserraglio dei franchi, cioé degli stranieri), dove data la presenza dei mercanti europei la loro opera di servizio é ben vista e ben accetta, dando loro spazio per un provvidenziale apostolato rivolto anche ai Cristiani orientali (Latini, Maroniti, Greci cattolici) sprovvisti di una parrocchia propria.


Interessantissima é la storia della costruzione della Chiesa di S. Giovanni Battista, che andava in soccorso delle esigenze anche di molte donne cristiane, le quali non potevano accedere al Khan per motivi d'incolumitá personale. La chiesa venne costruita per loro nel quartiere di Fakhoura, zona ad alta densitá cristiana, nel 1737.


La creazione delle scuole di Terra Santa risale invece alla prima metá del XVII secolo con due lettere della SS. Congregazione di Propaganda Fidae del 8/4/1628 e 17/4/1632, mentre si sa che una scuola esisteva giá a Betlemme sin dal 1598.


Lo scopo é quello di preparare i frati piú idonei all'apprendimento delle lingue araba, turca, armena, latina, italiana, francese, inglese, al fine di istruire i giovani di quelle regioni al servizio liturgico, alle lingue, alle discipline letterarie e scientifiche. Va ricordato che molti stranieri, mercanti e rappresentanti diplomatici, erano lí presenti con le loro famiglie, e che i loro figli necessitavano di un'istruzione. Le autoritá arabe della Sublime Porta guardavano con favore a quest'opera che portava beneficio culturale anche agli stessi sudditi del Sultano. Le prime cittá a beneficiare di scuole cattoliche tramite l'operato instancabile e missionario francescano furono Aleppo, Damasco, Tripoli, Sidone ed Acri. Seguirono quindi anche quelle di Gerusalemme e Nazareth. Negli anni 1842-1843 vennero creati anche i rami femminili, un avvenimento che per l'epoca risultó strabiliante. Tale apostolato permise nei secoli la formazione di molti giovani cristiani e permette tutt'oggi, ad Acri, come a Nazareth, a Betlemme, a Gerusalemme, e nelle altre cittá dove é ancora viva la presenza cristiana, di difendere l'identitá delle popolazioni cattoliche e cristiane in generale.


Perché, come di recente ho sentito dire durante una conferenza anche dall'attuale Padre Custode di Terra Santa, mons. Pierbattista Pizzaballa, uno dei grandi meriti, tra gli altri, della scuola cattolica in Terra Santa, é di essere un'ottimo antidoto alla perdita della propria identitá. Vivendo infatti i cristiani in un contesto sociale in cui essi sono un'esigua minoranza, immersa nella stragrande maggioranza giudeo-islamica, il rischio maggiore é quello di perdere il senso delle proprie tradizioni d'origine. Sia nella scuola, che nel mondo del lavoro correlato, le usanze e tradizioni giudaiche ed islamiche finiscono infatti per prevalere. Puó capitare di doversi abitualmente recare in istituto di domenica o in giorni festivi importanti come il Natale, trascurando il calendario liturgico cattolico, fonte di esempio e d'ispirazione catechistica per i giovani che si preparano ad affrontare la vita in modo cristiano.


Di altri esempi in cui il cristiano rischia di perdere il contatto con le proprie radici e tradizioni ne potremmo citare molti. E tagliate le radici la pianta muore. Ben lo sanno i nostri politici cripto-massonici, (o dichiarati), occidentali, trutti protesi a negare le radici cristiane d'Europa, a laicisticizzare la vita pubblica, e a cercare di rimuovere ogni legame e riferimento etico ad una civiltá che, alla faccia loro, continua a contare le date e gli anni "dopo Cristo", e non dopo Nerone, Caifa, o Napoleone e Garibaldi.

La scuola di Acri, circa 600 allievi, di cui 180 cristiani ed il resto musulmani, si propone tra gli altri questo obbiettivo: garantire, dall'asilo sino alla dodicesima classe, una formazione che corrisponda ai buoni canoni cattolici. Sino a qualche decennio fa era l'unica scuola secondaria in lingua locale disponibile nel settore arabo dal confine con il Libano sino ad Haifa e a Nazareth. Oltre ad aule e locali per l'asilo, per le elementari, per le superiori, sono oggi disponibili anche il laboratorio scientifico, la biblioteca, due stanze di computers, la cappella.


Non voglio annoiare nessuno descrivendo gli enormi sacrifici e sforzi per compiere le opere di ristrutturazione e l'ammodernamento delle attrezzature, delle aule professori, dell'infermieria, del locale per il consigliere pedagogico, la direzione e l'archivio. Bisogna andare a trovare Padre Quirico, che pala e piccone alla mano ha reso possibile tutto questo, e vedere con i propri occhi. Egli ne sará felice.


Tutto questo per garantire un'educazione cristiana ai figli dei cristiani. Ma abbiamo visto che piú dei due terzi degli iscritti sono provenienti da famiglie musulmane. Perché la richiesta di iscrizioni a questa scuola cattolica modello é alta anche tra le famiglie di fede islamica, che considerano tale istituto migliore di quelli gestiti dai giudei. Il rispetto delle regole, basate sulla fede cristiana cattolica, é dato per scontato, e nessun arabo maomettano si sogna di rimuovere i crocifissi dalle aule (come vaneggia qualche scellerato al seguito di Adel Smith in Italia e come giá accade in Francia). Le bambine a scuola non portano il velo, simbolo di sottomissione e di imposizione di norme islamiche. Tutti, anche i musulmani (che pur hanno la loro ora particolare di religione extra), hanno la possibilitá di conoscere che Gesú é il Messia e di studiare la storia e le origini del cristianesimo. Crescendo in ambiente cristiano, anche i bambini arabi musulmani imparano ad apprezzare i principi che regolano la convivenza tra i fratelli nella fede verso il Bambin Gesú di Betlemme. Sono semi gettati tra le rocce.


Il contesto sociale variegato ed eterogeneo impone un itinerario difficile e faticoso, ma che riesce tuttavia a dare i suoi buoni frutti.


E` una sfida avvincente, che impegna moltissimo e porta con se i suoi rischi. Ne sa qualcosa Padre Quirico...


Ma la grazia a volte tocca anche i cuori dei pagani, che riescono a compiere atti di fede come neppure certi cristiani. Deus caritas est.


La situazione a Betlemme é invece completamente diversa. Qui i bambini e le loro famiglie sono prigionieri all'interno della cittá, cintata dal "Muro della pace" israeliano. La circolazione da una parte all'altra del muro non é libera, tantomeno se si é palestinesi e non si hanno i permessi di lavoro all'esterno. La miseria é a livelli altissimi e l'esasperazione alle stelle. Il lavoro scarseggia e persino l'acqua a volte viene tolta, dall'autoritá israeliana che ne ha il possesso, per intere settimane (testimonianza accreditata di un religioso locale). La disperazione induce chi puó a fare le valige. I frati minori resistono e cercano di offrire alternative di lavoro e sussidiarietá, con possibilitá d'alloggiamento per le famiglie cristiane piú povere. Un ospedale per i bambini e le loro mamme é gratuitamente messo a disposizione dai frati per i betlemiti. Io stesso mi procuro tutti i rosari e altri oggetti sacri presso famiglie cattoliche artigiane locali: oggetti che poi porto al Santo Sepolcro a Gerusalemme a benedire, per essere poi messi a disposizione di voi tutti. Nei prossimi giorni vi invieró una lista fotografica di rosari e altri piccoli oggetti disponibili a offerta libera (offerte che devolveró poi nuovamente alle stesse famiglie artigiane per altri rosari e oggetti...ecc...ecc...).


Il bambino che abbiamo adottato (ma altri ancora ne avrebbero bisogno) vive lí. Non abbandoniamoli. Non costringiamoli all'esodo. Regaliamo loro un po' di speranza e di serenitá per gli anni a venire. Aiutatemi ad aiutarli. Tutto quello che farete al piú piccolo di loro lo avrete fatto a Lui. Non ve ne pentirete mai.


E` vero che la situazione attuale, specie dopo la vittoria di Hamas nei territori palestinesi, sembrerebbe piú esplosiva, e sicuramente non é delle piú distese.


E` vero anche che le recenti ondate di violenza nei confronti dei cristiani e dei cittadini occidentali in generale, che hanno infiammato il mondo islamico un po' ovunque, con la scusa di vignette e magliette, potrebbe far presagire il peggio. Come sappiamo bene che l'intolleranza e l'aggressivitá dei seguaci piú accesi di Maometto ha radici che risalgono sin alla nascita dell'Islam: é in un bagno di sangue, quello dei circa 800 membri maschi della tribú di Beni Qoraija, che i Cavalieri di Allah si affacciano alla storia, ed é con il genocidio armeno di oltre un milione e duecentomila cristiani armeni che la politica di Kemal Pasciá Ataturk e dei suoi successori marchierá a sangue gli inizi del novecento. La lista di assassinii perpretati nel nome della Sharjah non si contano, tanto sono innumerevoli. L'assassinio di don Santoro in Turchia, in quella Turchia che vorrebbe entrare in Europa (e con i suoi 70 milioni di abitanti anche i restanti 220 milioni di turcofoni a cui giá la Turchia riconosce cittadinanza...) é solo l'ultimo capitolo di una follia che in nome di Dio uccide i propri fratelli.


Anche per le vie della casbah di Gerusalemme in pochi mesi l'atmosfera s'é appesantita e si percepisce chiaramente da parte di alcune famiglie musulmane piú ostilitá del solito. E` sicuro che ci sia chi nell'ombra soffi su un fuoco mai estinto, mentre trovo semplicistico attribuire tale responsabilitá solo a chi in modo piú evidente parrebbe armare le mani.


Perché sempre bisogna domandarsi: a chi giova? Cui prodest?


A quale strategia politica, economica, di potere globale, giova lo scontro tra cristiani e islamici? Chi ha interesse a disfarsi in un sol colpo di due tradizioni religiose poco assimilabili ad un progetto planetario che vede l'uomo sottomesso e succube di strategie di mercato disumane e autolesioniste, che non tengono in alcun conto l'etica, la spiritualitá, la dignitá, i dieci comandamenti e i Diritti di Dio? Verrebbe da pensare che l'Anticristo sia giá all'opera ai nostri giorni per radunare tutte le nazioni sotto il suo comando e farsi adorare come gran sacerdote della nuova religione, nata sulle macerie di quelle tradizionali. Ma mi fermo qui e rimando questa ed altre analisi connesse ad un'altra puntata.


Sicuramente a tutti, cristiani e musulmani, giova oggi piú che mai conoscersi e conoscere le ragioni della propria fede. Non servirá probabilmente a dimostrare alla maggioranza di essi che Cristo é Dio e che Egli é il padrone della storia, ma sará l'unico modo per esorcizzare la spirale perversa che ci avvolge tutti. 

Quello che posso ancora dire, prima di concludere, é che in Terra Santa oggi c'é la volontá di non sottostare al progetto globale di "scontro tra civiltá", voluto e orchestrato sicuramente negli ambienti insospettabili dei "soliti ignoti". E lo dimostra il fatto che una fonte autorevole, ai massimi vertici della gerarchia eclesiastica di Terra Santa, mi ha dichiarato apertamente che membri dirigenti di Hamas hanno dato la garanzia che non verrá torto neppure un capello ai fratelli cristiani di Palestina ed Israele, dando al contempo la massima disponibilitá a rendersi attivi per scoraggiare qualsiasi tentativo o provocazione messo in atto da chicchessia contro la comunitá cattolica e cristiana. Recapiti telefonici dei leader di Hamas sono in possesso dei responsabili religiosi cristiani per segnalare ogni eventuale prepotenza o violenza che possa avvenire in qualsiasi zona della Terra Santa a danno di famiglie o comunitá cattoliche e cristiane. Essi hanno detto che in tali casi interverrano tempestivamente per stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di violenza ai nostri danni nell'area.

C'é da crederci. Giá ai tempi dell'occupazione della Basilica della Nativitá in Betlemme, nel 2002, i membri di Hamas presenti in mezzo ai combattenti di Al Fatah si distinsero per il comportamento rispettoso nei confronti di quel luogo sacro e dei frati, mentre i membri di Al Fatah si comportarono come degli animali, usando la Basilica come una latrina (testimonianza attendibile da me raccolta).

Per concludere infine questo giá lungo aggiornamento e resoconto di questa nuova missione in Terra Santa, vi posso assicurare di avervi tutti tenuti stretti nel mio cuore e nelle mie povere preghiere, al Santo Sepolcro in Gerusalemme come ovunque nei Luoghi Santi, e di non essermi dimenticato di nessuno, amici e non.
Pio Fortunato
Vi lascio con queste belle immagini, all'edicola del Santo Sepolcro, e fuori dalla Basilica del Santo Sepolcro in
compagnia del mio grande amico e consigliere spirituale Padre Pio D'Andola, Commissario della Custodia di Terra Santa per Puglia e Molise, predicatore instancabile, dal cuore grande ed il passo veloce. Grazie Padre Pio, senza la tua sensibilitá spirituale non sarei riuscito a vedere l'anima della Terra Santa, e senza la tua grande fede non avrei sentito i passi di Nostro Signore Gesú Cristo che ancora e sempre echeggiano nei cuori dei pellegrini che con sinceritá Lo cercano. Dio ti benedica.
E che Dio benedica anche Padre Mario Tangorra, ultraottantenne ed infaticabile coordinatore, che dalla Delegazione romana tiene costantemente sotto monitoraggio ogni spostamento dei frati e dei pellegrini, sempre pronto ad intervenire e a venire in soccorso dei bisogni di tutti, coadiuvato dal Superiore e dai frati della Delegazione che mi hanno accolto sempre come un fratello ed ai quali pure va la mia riconoscenza.
A tutti un abbraccio fraterno e con cristiana amicizia mi congedo, promettendo di rifarmi vivo presto con la terza parte del "Diario di un pellegrino": Gerusalemme.
Filippo Fortunato Pilato